Qualche giorno fa sono state rese note le ricerche dell’Università della Sapienza e della Cnr sullo Stretto di Messina, i risultati sono agghiaccianti. La densità di spazzatura in quel tratto è superiore di mille volte a fondali simili.
Scoperte inquietanti
Una recente spedizione della Cnr e dell’Università della Sapienza ha rivelato le condizioni assurde in cui vessa lo Stretto di Messina, da anni diventato ormai una vera e propria discarica abusiva. L’immersione a 600 mt di profondità ha dato poi un’immagine alla drammatica situazione, consentendo al mondo di capire l’entità del problema.

Un’auto
Dove dovrebbero apparire scogli e alghe non si vede altro che fango e detriti, per lo più in stato di decomposizione tanto avanzato da essere indistinguibili. La ricerca si è andata a concentrare sui pochi ancora visibili, andando ad individuare oltre 4000 pezzi identificabili. Fra questi è stata fatta un’ulteriore distinzione, andando a classificare ognuno dei materiali in modo da avere un quadro a 360° gradi. I risultati sono i seguenti: 52% plastica morbida (sacchetti in primis), 26% plastica rigida, 3% materiali edili, 2,5% legno e 2,4% vestiti. Qualcosa di inquietante che ci ricorda ancora una volta come sia la plastica il vero nemico del nostro secolo, ma com’è possibile una tale concentrazione di rifiuti?
Geografia tentatrice
Secondo i ricercatori ciò sarebbe da attribuire alla geografia dello Stretto, luogo in cui affluiscono anche diversi torrenti. La tesi è proprio che la maggior parte dei rifiuti non sia scaricata direttamente nelle acque ma che piuttosto sia stata abbandonata in fiumare che, una volta in piena, avrebbero fatto il lavoro sporco. La tesi è fortemente avvalorata dalla grande presenza di fango su buona parte di essi, vero e proprio nascondiglio naturale per questi illeciti.
Ciò di ancor più inquietante è che la stima dei rifiuti sembra destinata ad aumentare. Le apparecchiature degli ricercatori non sono in grado di andare oltre i 600 mt di profondità, ma si crede che scendendo la concentrazione di quest’ultimi sia destinata a salire. La geografia dello Stretto ancora una volta gioca a favore dei criminali, grazie alla sua forma a canyon, letto perfetto per una vera e propria discarica dei 7 mari. Ad oggi in questo tratto di mare la densità di rifiuti è di circa mille volte superiore alla media, un numero che va bloccato, e al più presto.
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